Il profilo biografico di Vittorino Chizzolini

VITTORINO CHIZZOLINI (1907 – 1984)

Vittorino Chizzolini nasce a Brescia il 3 gennaio 1907. Compiuti gli studi tecnici e poi magistrali, si laurea in pedagogia presso il Magistero dell’Università Cattolica di Milano. È impegnato nell’Azione Cattolica dove il vescovo lo nomina delegato diocesano aspiranti.

Parallelamente all’insegnamento -prima nella scuola elementare, poi all’Istituto Magistrale- diviene animatore dell’Editrice La Scuola di Brescia, presso la quale fissa anche la sua umile dimora. Aveva, infatti, venduto l’eredità paterna per costituire la Fondazione “Giuseppe Tovini” per aiutare i giovani poveri e meritevoli a studiare e aprirli al volontariato nel Terzo Mondo.

Spinto sempre dalla volontà di portare il messaggio di Cristo agli insegnanti -affinché questi lo trasmettessero ai bambini e ai ragazzi- è stato un instancabile promotore di iniziative mirate alla formazione dei docenti, ideando pubblicazioni pedagogiche e dirigendo per lunghi anni la rivista “Scuola Italiana Moderna”.

Oltre a queste attività strettamente professionali, si è dedicato alla promozione culturale e sociale dei disabili e ha animato la Fondazione Tovini. Con geniale intuizione ha avviato nel 1960 il Seminario pedagogico di cooperazione internazionale, volto alla formazione di giovani volontari da inviare nei Paesi del Sud del Mondo in qualità di educatori e insegnanti. Nei primi anni ’60 è stato tra i promotori della Legge (Pedini) sul Servizio Civile.

Nel 1965 fonda a Brescia la Famiglia Universitaria “card. Giulio Bevilacqua – Emiliano Rinaldini”, di fatto il primo convitto per universitari di ispirazione cristiana: istituzione che tuttora funziona a Brescia sotto l’egida della Fondazione “Giuseppe Tovini”.

Il prof. Chizzolini muore il 24 Maggio 1984. Nel 1994 è stata introdotta la sua causa di canonizzazione.


VITTORINO CHIZZOLINI, EDUCATORE DEI GIOVANI

Intervento alla cerimonia di inaugurazione della Fondazione Vittorino Chizzolini – Diritti dell’Uomo e Cooperazione Internazionale al Patronato San Vincenzo, Bergamo il 12 ottobre 2019

a cura di Giovanni Falsina

Vittorino nasce a Brescia il 3 gennaio 1907 da Elisa Comminassi e Vittorio Chizzolini, abile e intraprendente fabbro ferraio di origine valsabbine, che aveva aperto un’officina appena fuori dal centro della città di Brescia, da lui gestita insieme ai fratelli.

Dopo la licenza tecnica conseguita nel 1921, frequenta la scuola normale di Crema per l’abilitazione magistrale perché l’Istituto Gambara era riservato solo alle donne. Dopo due anni a Crema, in seguito alla riforma introdotta da Giovanni Gentile, potrà entrare nell’ Istituto Magistrale Veronica Gambara di Brescia per completare gli studi.

Non ha ancora l’età per insegnare, ma già nel 1924/25 è assistente degli alunni nella scuola elementare dell’ istituto bresciano Cesare Arici, fondato nel 1882 dall’avvocato Giuseppe Tovini e diretto dai Gesuiti, frequentato, tra gli altri, anche da Giovanni Battista Montini futuro Paolo VI.

Nel 1925 Vittorino scrive a Padre Agostino Gemelli per chiedergli di essere ammesso all’istituto Superiore di Magistero di Milano riservato a sole studentesse, anche se all’inizio erano stati immatricolati anche dei maschi. In quella lettera Vittorino partecipa a Padre Gemelli l’ideale di diventare maestro «per darsi tutto all’educazione dei piccoli …»; «Per esso ho fatto sacrificio dell’avvenire che offriva l’antica azienda paterna, poiché essendo figlio unico avrei dovuto assumerne la direzione. Sarebbe mia intenzione frequentare il corso triennale per la direzione pedagogica e didattica, indi proseguire lo studio della filosofia». Padre Gemelli gli negò l’accesso, ma nella primavera del ‘26 fu modificato lo statuto dell’istituto e Vittorino Chizzolini divenne il primo studente a superare l’esame di ammissione che prevedeva anche un’impegnativa prova di latino.

Il vescovo Giacinto Gaggia, nel 1926, lo nomina delegato diocesano degli aspiranti dell’Azione Cattolica (l’ACR di oggi); un incarico che puntava alla formazione religiosa e spirituale, all’ideazione e alla promozione di iniziative ricreative e artistiche destinate ai ragazzi dagli 11 ai 14 anni: gare di religione, diffusione della buona stampa, incontri di catechismo, gruppi di canto liturgico, laboratori teatrali e tanto altro. Nel ’53, dopo quasi un trentennale impegno associativo, Vittorino esprimerà riconoscenza infinita all’Azione Cattolica per avergli dato la gioia di collaborare all’apostolato gerarchico della chiesa.

Nel ‘25/26 ottiene il primo incarico di maestro elementare alla scuola Nicolini di Brescia, la stessa che aveva frequentato da ragazzo, mentre studiava all’Università Cattolica di Milano. Nonostante questo impegno, nell’estate del ‘27 si iscrive anche all’Istituto Cattolico di Scienze Sociali di Bergamo, le cui lezioni si svolgevano l’estate, proprio per consentire ai maestri di parteciparvi. Qui si laurea nel ‘29. Nel  1927/28 è insegnante alla Stocchetta (periferia nord della città) e poi, fino al 1930, alla Volta bresciana (quartiere a sud di Brescia), con una pausa che gli permetterà di concludere gli studi superiori all’Università Cattolica del Sacro Cuore con una tesi sul problema dell’esistenza di Dio nel modernismo filosofico. Un lavoro che gli meriterà la massima valutazione (70/70mi con lode) e l’incoraggiamento verso gli incarichi futuri.

Insegna fino al 1933 presso la scuola di Sant’Eufemia della Fonte alla periferia est della città. È in quegli anni che -tramite don Peppino Tedeschi- intreccia un rapporto con l’Editrice La Scuola (fondata nel 1904), in particolare con i redattori di “Scuola Italiana Moderna” di cui diventerà successivamente il redattore-capo e direttore di fatto, fino alla data della sua morte.

Ancora maestro elementare fino al 1935 -presso la scuola Tito Speri (ribattezzata Scuola Benito Mussolini)- dopo una pausa per motivi di salute, Incontra monsignor Angelo Zammarchi (docente al Seminario diocesano, scienziato autodidatta, autore di numerose pubblicazioni per l’ELS) che lo chiama definitivamente a lavorare ai periodici e ai libri dell’Editrice La Scuola.

È davvero impossibile descrivere in pochi minuti le opere e i giorni di una persona tanto umile, quanto creativa e feconda, nelle varie attività che da lui ebbero inizio. Fu anche il punto di riferimento di un solido gruppo di giovani ‘resistenti’, i famosi ‘ribelli per amore’, pur senza mai muoversi da via Luigi Cadorna, sede de La Scuola. Alcuni di essi furono internati in campi di concentramento (Lino Monchieri), altri ammazzati dai nazifascisti (Emiliano Rinaldini), mentre lui rimaneva alla casa editrice, subendo ispezioni e arresti, insieme a monsignor Zammarchi. Sul fronte ecclesiale cede il ruolo di delegato aspiranti all’amico maestro Emiliano Rinaldini, mentre si appresta ad occuparsi dei maestri dell’Azione Cattolica bresciana e della Caritas.

Il 2 Marzo del ‘45, sotto un bombardamento notturno, crolla la casa che lo ospitava a Brescia con la madre Elisa e la sorella Elda, le quali erano scese da Casto per fare provviste lasciando il marito e padre Vittorio in Valsabbia. Purtroppo, mamma e sorella non trovarono scampo. Per una strana e sfortunata coincidenza, la stessa ondata di bombardamenti rade al suolo buona parte delle officine grafiche de La Scuola incendiando i magazzini con 800.000 volumi: quarant’anni di storia editoriale. È allora che Vittorino si trasferisce con le sue poche cose in un alloggio ricavato in fondo agli uffici della Redazione dell’Editrice La Scuola. In questo frangente pensa alla direzione da assegnare alla propria vita: si sente disposto anche verso la consacrazione, ma il discernimento condotto nel confronto con Padre Gemelli e con Giancarlo Brasca, lo indirizza nel ‘43 ad entrare tra i Missionari della Regalità di Cristo, sodalizio fondato nel 1928 da Padre Gemelli. Del resto, come emerge dal Profilo spirituale di Vittorino Chizzolini, curato da mons. Enzo Giamancheri nel 1994, fu lo stesso mons. Zammarchi ad indicare al professore la via secolare, poiché «preoccupato che non ci fosse un laico da usare per i rapporti col Ministero dell’Educazione ed altri organi fascisti».

La ripresa post-bellica costituisce l’humus in cui Vittorino colloca l’impegno per la ricostruzione della scuola «pilone maestro sul quale poggia l’edificio della civiltà di un popolo». È in questo periodo che a La Scuola fervono nuove iniziative editoriali, soprattutto la nascita di riviste per la formazione degli insegnanti di ogni ordine e grado, iniziative di qualificazione e aggiornamento -di cui tante a carattere residenziale- vivaio in cui saranno scoperti, cresciuti e lanciati protagonisti del mondo accademico e culturale italiano e intere generazioni di maestri. Parliamo degli incontri di Montevelo, di Vezza d’Oglio, di Pietralba (con i maestri sperimentatori): incontri nei quali Vittorino radunava giovani promettenti, specialmente se poveri, conosciuti nei suoi viaggi tra le scuole italiane. Uno di loro è il qui presente prof. Felice Rizzi …. Penso a persone della statura del prof. Matteo Perrini che dalla Puglia si trasferisce a Brescia e vivrà lì la sua straordinaria stagione di apostolato educativo, non solo al liceo Arnaldo, ma nelle numerose iniziative culturali che hanno illuminato la città negli anni della contestazione e del terrorismo, insegnando i valori della coscienza e della libertà.

L’ 11 settembre 1946, alla morte del padre Vittorio, il prof. Chizzolini dispone che ogni bene mobile e immobile che gli fosse spettato dall’eredità, fosse devoluto ad un’opera intitolata all’apostolo dell’educazione cristiana Giuseppe Tovini, che perpetuasse nel frattempo spirito ideale e operosità evangelica. Un anno dopo si consacra all’Opera Tovini «desiderando collaborare alla sua attività fino all’ultimo respiro della mia vita» e affidando tale proposito a monsignor Zammarchi. Nel 1957 verrà creata la Fondazione Giuseppe Tovini che sarà eretta in ente morale nel 1959.

Vittorino, dal quartier generale dell’Editrice La Scuola, inizia e coordina una moltitudine di iniziative e di servizi, senza mai volerne apparire il regista, senza apporre la propria firma in calce alle proprie opere. La maggior parte dei suoi editoriali e gli articoli su “Scuola Italiana Moderna” sono privi della sua firma, anche se i conoscitori del suo pensiero e del suo stile li riconoscono ancora oggi. Per dire l’umiltà di quest’uomo, rammento la fotografia apparsa su “SIM” che ritrae Paolo VI con don Peppino Tedeschi, mutilata della presenza di Vittorino,  frutto della sforbiciata che lui stesso operò sulla foto. Dall’Editrice La Scuola, con la sua bicicletta, raggiunge l’istituto magistrale Zammarchi per insegnare agli aspiranti maestri. Nel suo studio-alloggio della Redazione -aiutato dalla mitica signorina Lina- incontra ed accoglie, tenendoli spesso a pranzo e anche a dormire, giovani e meno giovani esponenti della pedagogia italiana e non solo. Da questi incontri nascono articoli, libri, collaborazioni, progetti editoriali e anche progetti di più vasto respiro. Nei corridoi dell’Editrice si posero, infatti, le basi della legge Pedini che riconoscerà il servizio volontario all’estero quale servizio civile sostitutivo di quello militare: un’espressione manifesta dell’apertura alla mondialità e alla cooperazione che Vittorino iniziava a coltivare. Padre Domenico Milani, missionario saveriano fondatore di scuole e università nell’ex  Congo  belga  (Zaire),  iniziatore  della  famosa  rivista  didattica  “Cem  Mondialità”,  mi  fece osservare un suo articolo del 1958 accolto dal prof. Chizzolini per “SIM” sul tema della cooperazione internazionale, dimensione cui lui stesso guardava con fiducia e slancio.

Dalla sede de La Scuola si muove verso gli studentati cittadini in cui accoglie giovani che vengono dalle nostre valli e anche da più lontano, per frequentare la facoltà di Magistero dell’Università Cattolica – portata a Brescia nel ‘67 anche per merito del suo tenace impegno- ma anche della Statale già presente con Medicina, Economia (sede staccata di Parma), i primi anni di Ingegneria. Più che collegi universitari, si trattava proprio di comunità familiari, sia per gli spazi sobri e ridotti che accolgono gli studenti, sia per lo stile familiare e fraterno nel quale essi vivono, preparandosi direttamente i pasti e provvedendo alle pulizie. Nel tempo si cambieranno alcune sedi, tutte in centro storico, e anche le denominazioni: famiglia fraterna, famiglia Rinaldini, Famiglia card. Bevilacqua e infine “Famiglia universitaria Rinaldini-Bevilacqua”; ma lui, Vittorino, ne rimarrà fino al 1980 l’instancabile assistente e animatore.

Alla morte del prof. Chizzolini nel 1984, la particolare intuizione ha continuato la propria tradizione sotto l’egida della Fondazione Tovini presieduta dal dott. Giuseppe Camadini, giungendo negli anni 2000 all’attuale configurazione in Villa San Filippo dei padri oratoriani. Oggi, dopo un’ampia revisione architettonica, Villa San Filippo è in grado di ospitare una sessantina di giovani in spazi più adeguati, come pure di accogliere da qualche anno gli stessi uffici nella Fondazione, presieduta dall’avv. Michele Bonetti.

A sostituire il prof. Chizzolini, la generosa e intelligente dedizione del prof.  Mario Taccolini, poi del prof. Giovanni Gregorini, quindi del compianto prof. Beppe Mattei e, da qualche anno, dell’avvocato Marco Rodondi, sostenuti nel loro impegno dalla provvidente presenza della Fondazione Tovini. Oltre a sostenere la Famiglia Universitaria, la Fontov si occupa di provvedere a borse di studio per gli studenti meno abbienti, di curare l’attenzione all’Europa, alla mondialità, all’intercultura, di sviluppare progetti di cooperazione con i paesi più poveri, di sostenere le editrici cattoliche in particolare La Scuola , la Studium , la Morcelliana: tutte attenzioni già presenti nella testimonianza e nei propositi di Vittorino.

Permettetemi di chiudere con qualche ricordo personale. Sono arrivato io in Redazione all’Editrice La Scuola nel 1988. Il prof. Chizzolini era già salito al cielo nel maggio del 1984. L’ho conosciuto, però, da bambino, quando frequentavo la quinta elementare e la scuola media all’Arici. Vedevo questo signore sobrio e distinto, sempre in abito scuro, salire e scendere in fretta gli scaloni delle magistrali. Mi guardava con un sorriso garbato e mi salutava con lo sguardo di chi tratta con dignità di persona anche un bambino.

Una volta fui anche soggetto di una sperimentazione didattica durante una sua lezione agli aspiranti maestri. Mi sento ancora gli occhi addosso di quei giovanotti, maschi e femmine, che un po’ sorridevano mentre io e il mio compagno Eugenio cercavamo di interpretare alcuni quadri di indubbia matrice religiosa che ci venivano sottoposti dal Professore. Non pensavo certo che un giorno sarei approdato alla Scuola e -su incarico di mons. Giammancheri- mi sarebbe toccato vigilare sui muratori che ristrutturavano il suo umile alloggio per trasformarlo in uffici; inscatolare libri, faldoni, corrispondenza, suppellettili che sarebbero stati più avanti oggetto di seria catalogazione nell’archivio dell’Editrice La Scuola, ora custodito presso l’Archivio Storico Diocesano.

Una cosa è certa e l’ho detta serenamente davanti al tribunale diocesano: fin dal mio primo incontro all’Arici, quell’uomo è sempre stato per me un santo, per cui non mi sono meravigliato che quelle carte scrupolosamente custodite e poi vagliate dalla Postulazione della Causa- abbiano costituito uno strumento per concludere il processo diocesano di beatificazione di Vittorino Chizzolini. E le testimonianze raccolte negli oltre 20 anni passati in Editrice, non hanno fatto che confermare quella prima impressione del 1970. Non posso dimenticare le espressioni di riconoscenza di chi mi, recandosi in Editrice, mi confidava di aver ricevuto aiuto anche economico dal prof. Chizzolini. Emblematico il caso del sacerdote comasco che, negli anni ’90, venne a portarmi un assegno di 2 milioni di lire, perché in anni di difficoltà aveva sperimentato la generosità di Vittorino. E venne a La Scuola perché ai tempi di Vittorino, la sua casa, il suo ufficio, la sede dell’Opera Tovini coincidevano con la sede di via Cadorna. Nelle mie preghiere del mattino, mentre chiedo l’aiuto del beato Giuseppe Tovini perché mi dia un po’ della sua (straordinaria) intraprendenza ecclesiale e sociale, non dimentico di rivolgermi al Servo di Dio Vittorino Chizzolini perché mi faccia desiderare la sua umiltà e la sua mitezza e mi aiuti ad imitare la sua carità.

Sono certo che Vittorino sarà lieto di apprendere che oggi, accanto alla Fondazione Tovini, in una città vicina, c’è anche la Fondazione Chizzolini a far memoria delle sue intuizioni e dei suoi ideali.


Le notizie biografiche utilizzate nel testo provengono dai seguenti volumi cui si rimanda per una visione completa e precisa della biografia del Servo di Dio Vittorino Chizzolini:

- E. Giammancheri (a cura di), Profilo spirituale di Vittorino Chizzolini, La Scuola, Brescia 1994;
- M. Taccolini, Vittorino Chizzolini. Le opere e i giorni, La Scuola, Brescia 2007;
- Fondazione Tovini (ed.), Vittorino Chizzolini educatore, La Scuola, Brescia 2014
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